(1) WHEN NOTHING IS SOMETHING by Peter Lunenfeld

(2) JUST IN TIME : NOTA SULLA PUNTUALITA by Stefano Chiodi

(3) THE U-HAULS ARE IN YOUR MIND by Benjamin Bratton

(4) THE MAN FROM NEEN by John Glassie

(5) CONFESSIONS OF A WHITNEYBIENNIAL CURATOR by Patrick Lichty.


 

"Just in time" Nota sulla puntualità

by Stefano Chiodi

Solo poche osservazioni su pratiche eccedenti, o superate, e su fini scomparsi.

Oggi.

E sui vantaggi dell’esperienza. Sulla difesa e sull’attacco. Un periplo tra residui e mascheramenti. E sullo sfondo l’«arte» e gli «artisti», per quel che ne possiamo capire.

Dove è in effetti questione del «non più» e non tanto del «qui adesso». Cronache di una funzione residuale, ad ogni modo, benché contagiosa. Felicemente spossessata dei suoi domini. E sempre opacamente seducente, disponibile, in fondo generosa.

Storie di fondamentale puntualità, di efficienza, di successo, o al contrario, più spesso, di dépense, di fallimento, di sparizione.

All’inizio, la lamentevole realtà del tempo morto, dell’attesa improduttiva; un tempo inerte, un vuoto inutile. E dunque i necessari rimedi: se all’operaio si prendeva il tempo, si misurava l’intervallo, al passante si proponevano orologi, quadranti, incombenti, o molli, come in certe immagini surrealiste, sfere smisurate, monumentali, sincronizzate tutte, sempre, spietatamente, sull’imperativo dell’esattezza.

O cartellini, schede perforate, da sottoporre alla bocca vorace dell’horodateur, forma più raffinata ma sempre incombente di quelle maschere che a metterci la mano dentro, in antico, si rischiava di vedersela mozzata.

Perché dovremmo sfuggire o sottrarci? L’imperativo della puntualità ha formato il nostro cosmo e dato forma ai nostri giorni. Ci ha regolati dentro, ci ha fornito un’etica immediata, empirica, di facile applicazione, esportabile.

E ha anche ridisegnato paesaggi più impervi, meno affollati, o più ardui, in qualche caso. L’obbligazione oraria rivela una metafisica implicita, un’assiologia.

Ciò che è all’ora è anche di per sé, indipendentemente dal resto, anche buono, e vero. Ovvero ciò che arriva al suo momento, che non potrebbe altro che essere proprio quello, e non un altro qualsiasi, se si vuole riunire, appunto, l’efficienza col minimo sforzo. Insomma dietro al tempo spunta il numero, l’indispensabile calcolo economico.

E sappiamo quanto resistenti, invincibili siano le convenzioni giustamente basate sull’utile. Ora tutto questo ha da fare così immediatamente con la nostra vita più immediata e banale (arriviamo tardi e l’amore, il lavoro, il futuro, svaniscono come miraggi, oppure altri arrivano in ritardo, e noi siamo derubati, o andiamo al creatore) che è sorprendente pensare fino a che punto nel mondo che ci circonda la puntualità sia divenuta la sola, vera stella polare.

A proposito, dovremmo distinguere tra coincidenza e puntualità, simili a volte negli effetti, nel bene e nel male, ma radicalmente difformi sotto gli altri punti di vista. Diciamo che puntuale è sempre atto volontario, o meglio, l’atto volontario di una volontà compulsiva: devo essere lì alla tale ora.

E dunque on time, sempre. Credo possiamo parlare di qualcosa di più di una regola sociale, condivisa o meno, insomma di quelle norme che regolano il traffico tra gli umani e di cui ci si sforza spesso senza molta fortuna di ritrovare una motivazione razionale (non mangiare maiale, tatuarsi, coprirsi la testa ecc.); siamo qui in presenza di una struttura vera e propria, di un’idea regolatrice più che di un uso.

Cioè di un orizzonte entro cui si iscrivono classi di fenomeni disparati eppure segretamente legati tra loro. Qualche esempio? Prendiamo il caso forse più facile, ma anche più diffuso: la televisione nella sua versione live. Resa possibile da poco più di tre decenni, la trasmissione dal vivo si incolla all’evento che descrive, anzi diviene una cosa sola con esso.

La distanza originariamente mitica tra l’evento e il racconto si riduce sino a sparire, e l’antica ambizione dell’occhio onnisciente ed ubiquo si realizza nella forma di un’adesione immediata alla realtà così come essa si fa sotto gli occhi di tutti, pur restando evidentemente il messaggio una narrazione tendenziosa e incompleta come ogni altro.

In questa dimensione gli eventi sono sempre posti sull’orizzonte della massima coerenza temporale. Last minute.

Breaking news. L’obsolescenza fulminea è garanzia del rinnovarsi perpetuo del flusso, in ultimo della sua immortalità.

Ma gli effetti di questo modo della cultura non si esauriscono certo a questo come ai mille altri esempi che si potrebbero agevolmente trovare nel mondo contemporaneo.

Esistono in effetti altre dimensioni in cui l’ontologia della puntualità esercita un ascendente diretto ancorché silente, decisivo ma non esplicito. Parlando di un campo con cui ho maggior dimestichezza, ad esempio l’idea corrente di giusto momento per un artista, per la sua opera, definito nei termini di una piena corrispondenza con le aspettative del mercato e dell’epoca, ovvero la spietata, definitiva, radicale ripulsa di quelli che non ce l’hanno fatta, perché, appunto, in ritardo (o, più raramente, in anticipo).

Su tutto, ancora, lo schema dell’adeguatezza come quantità che può essere provata empiricamente; ridotta cioè a quella dimensione fondamentalmente economica che è poi il vero piano emergente su cui la mistica della puntualità si erige.

Rovesciando, anche se inconsapevolmente, l’immagine ancora romantica dell’artista come esiliato, sradicato profeta che proprio per il fatto di non appartenere compiutamente al suo tempo, e in definitiva a nessun tempo, può trasferirsi nella dimensione più elevata dell’arte, il dogma del tempo giusto non agisce soltanto come parametro di valore, ma come asse della possibilità, come condizione per cui tutte le altre condizioni possono dirsi vere. E sulla base non di un discorso esplicito, ma di un efficacissimo meccanismo capace di far evaporare rapidamente i residui di ogni metafisica concorrente. Una sola parola d’ordine, dunque: efficienza.

E sarà certamente, lo sappiamo, in questa dimensione dell’immediatezza, del point-and-click, della scelta immediata, del gesto semplice e risolutivo che si giocherà simbolicamente la partita dell’immaginario del nostro tempo. Prepariamoci per tempo.